Viaggio nella Terra del Fuoco

Il viaggio, in solitaria, è iniziato da Perito Moreno, nella provincia di Santa Cruz in Argentina (il paese e non il ghiacciaio che si trova  più a sud) e, dopo 600 km di pampa (misto sterrato/asfalto) senza alcun paese nel mezzo, sono arrivato ad El Calafate. Dopo altri 250 km, sempre di pampa, sono entrato in Cile, a ridosso delle Ande, ed il paesaggio è diventato più articolato, verde, con laghetti e vegetazione più lussureggiante.

Dopo altri 300 km, passando per Puerto Natales, sono arrivato a Punta Arenas (per lo più asfalto).

Ho attraversato lo stretto di Magellano con il traghetto e sono entrato nella Terra del Fuoco. Ho costeggiato la Baia Inutil e, dopo essere rientrato in Argentina, sono arrivato a Rio Grande, sulla costa est (circa 250 km di cui 150 di sterrato).

Dopo circa 200 km sono arrivato ad Ushuaia. In tutto ho percorso circa 1600 km pedalando per 15 giorni, con tanti saliscendi ma nessuna salita importante.

La prima parte del viaggio è stata la più inusuale per me, con grandi spazi e orizzonti profondi; teoricamente doveva essere la più dura a causa dell’isolamento, ma poi è diventata piacevole. La seconda parte, a ridosso delle Ande e nella Terra del Fuoco, è stata più amena, anche se con temperature piuttosto basse e qualche giorno di pioggia.

Domenico Mancinelli

Un Commento

  1. lele

    Ciao , complimenti di cuore per la tua impresa. Anch’io ho fatto il tuo stesso viaggio ma son partito da Bariloche fino ad Usuhaia. Durante il percorso pensavo che in Bent fosse impossibile ma tu hai dimostrato che mi sbagliavo.
    Un abbraccio di cuore e complimenti.
    Lele

    • Domenico Mancinelli

      Grazie,
      non ho avuto particolari problemi con la bent, anzi sono stato facilitato con il vento. A 400 km dall’arrivo ho però rotto l’asta verticale del manubrio, ma credo sia stato dovuto alle eccessive sollecitazioni della forcella rigida sul ripio. Adesso ho montato un manubrio USS e per il prossimo viaggio sto meditando di montare una forcella ammortizzata, anche per comodità
      ciao, Domenico

  2. Roberto Cantù

    Grandioso, Domenico!

    (Sono Roberto di Torino – ti ricordi? Siamo stati i primi due ad incontrarci al raduno a Bolsena di fine sett. ’09 – mi avevi trovato vicino al molo, ho un’Explorer azzurra del ’08 …e poi sono arrivato per ultimo!!!)

    Quindi hai dormito in tenda! Ma come caspita ce la fai stare la tenda sulla bici?!
    E che hai fatto quando s’é rotto l’asta del manubrio a 400 km dall’arrivo?
    Sei riuscito a fare una riparazione di fortuna?

    Facci sapere come sarà con la forcella ammortizzata.

    Ancora congratulazioni. Un salutone.

    Roberto Cantù

    • Domenico Mancinelli

      ciao Roberto, grazie,
      sì mi ricordo che abbiamo atteso gli altri
      mi chiedevi come ci sta una tenda sulla bici: su un portapacchi, tra il sedile e la ruota posteriore, trasporto circa 20-25 chili di materiale vario (indumenti, sacco a pelo, materassino, cibo, acqua ecc.) tra cui una tendina monoposto che non arriva a 2 kg di peso;
      dopo la rottura del tubo verticale ho semplicemente rimontato il manubrio direttamente sul tubo della forcella: la partenza era un pò acrobatica ma poi si viaggiava comodi.
      Sto pensando che quasi quasi, per i viaggi, potrei mettere una forcella ammortizzata con una ruota da ’20, per un’ulteriore comodità.
      ciao, Domenico

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