Si è conclusa da poche ore una manifestazione sportiva veramente esemplare sotto tanti punti di vista, che ci ha fatto raggiungere il traguardo con il sorriso sulle labbra. Se la gara più bella dell’anno è quella in cui il corpo ti sostiene in ogni momento, e le gambe ti regalano anche quello che non ti aspetteresti, è quella in cui non hai incidenti o noie meccaniche fino alla fine, è quella in cui il clima è mite e ti permette di dare di più, è quella in cui non ti risparmi dall’inizio alla fine senza paura, è quella in cui tutti si comportano in modo corretto, ricordandosi che siamo qui prima di tutto per divertirci facendo sport, allora quella di oggi è stata la gara più bella dell’anno!
Sono le 7.30 a Treviso, la Gran Fondo è già partita da 30 minuti, e mancano pochi secondi alla partenza della Medio Fondo alla quale prendiamo parte anche noi. Lo speaker ci saluta con il suo grido di battaglia: “andateli a prendere!!!”
Pronti… Via!
Sono nelle ultime posizioni, e non posso aspirare a raggiungere i primi, ma le gambe sembrano aver preso alla lettera l’invito dello speaker: 39, 40, 42, 44, 46 km/h sono le velocità che il GPS mi segnala lungo l’interminabile rettilineo in cui, prima decine, poi centinaia di ciclisti restano alle mie spalle, non senza commenti… Mentre vedo i chilometri aumentare sul display, una parte di me si chiede quando e se arriverà il calo, ma proprio quando sembra di non farcela più, mi supera un trenino a tutta velocità che sembra dire: seguimi, seguimi! Il percorso è perfetto per le nostre bici. I lunghi rettilinei appena ondulati, e le brevi salite, mai ripide, sono un invito costante ad esibire le doti della mia reclinata.
“sei meglio di una moto!”
“Vai come un treno!”
Sono i commenti entusiasti di chi coglie l’occasione per farsi tirare nelle pianure trevigiane. Alle solite domande dei compagni di gara, sbalorditi dalla velocità con cui li tiro nelle pianure e li distacco in discesa, rispondo in modo sintetico mostrando il pollice alto. Quello stanno vedendo vale più di mille parole. Dopo circa 90 km dalla partenza, arriva anche oggi il “momento della verità”. Si chiama Montello. E’ una salita breve (3 km) e cattiva abbastanza da mietere qualche “vittima”. Con il Mortirolo e le dolomiti “nelle gambe”, questa salitella non mi spaventa, e lascio che il gruppo si prenda qualche metro di vantaggio, perché appena scollinati cambia la musica. In fondo alla discesa sono tutti dietro, e non li vedrò mai più… Corro gli ultimi 20 chilometri con un trenino di gente “tosta”. All’inizio siamo circa una ventina, e per un bel pezzo sono davanti a tirare. Poi con i primi della fila, iniziamo a darci cambi regolari, fino al traguardo, che ci vede arrivare in volata.
127 km in 3 ore e 29 minuti.
La parte più divertente di oggi è dopo l’arrivo, quando, contenti del risultato, e liberi dalla sforzo, ci scambiamo reciprocamente complimenti e pacche sulle spalle di complicità, tra perfetti sconosciuti. Mentre cerco di rinfrescarmi con succosissime fette di anguria che gli organizzatori distribuiscono nella zona di arrivo, sono continuamente raggiunto e salutato da tanti che si vogliono congratulare con me per quanto andavo forte. Provo a spiegare che il merito è della mia bicicletta e della posizione reclinata, molto aerodinamica, ma quello che sperimento ancora una volta con profondo entusiasmo, è che questa straordinaria bicicletta è nata per sorprendere, per incontrare gli altri, per unire le persone anziché metterle in competizione. Quest’ultima meravigliosa festa dello sport, è andata ad alimentare quella passione che desidero condividere con tutti voi, e con chi vorrà unirsi a noi in futuro.