12 ore non stop Le Bandie 14.07.2008

 

Nella meravigliosa cornice naturale del parco Le Bandie a Lovadina di Spresiano, si è corsa ieri l’edizione 2008 della 12 ore trevigiana.

Ore 8.20

Breafing con i capi squadra di tutte le formazioni composte da un minimo di 5 ed un massimo di 8 atleti, che tra pochi minuti si daranno battaglia su un percorso di 1200 metri, tanto bello quanto impegnativo. “Ci sono padri di famiglia… Siamo qui per divertirci…”

Ore 8.30

Partiamo dietro safety car, per compiere i primi 3 giri di pista a velocità controllata. A circa 100 metri dalla linea di partenza, una curva a destra immette nella breve rampa che porta al tratto superiore del circuito. Appena sopra, a velocità molto bassa (15-12 km/h), si percorre una inversione di 180°. Si esce di curva in accelerazione per tuffarsi subito dopo nella curva cieca a sinistra che si taglia all’interno. Inizia il tratto panoramico dal quale si vede poco sotto il prato verde con gli stand delle squadre, il rettilineo di partenza ed il lago delle Bandie. Superata una coppia di curve destra e sinistra, in rapida successione, si entra nel rettilineo “superiore” dove una leggerissima pendenza favorevole permette di guadagnare qualche kilometro orario (39-40 km/h). In fondo al rettilineo ci tuffiamo in una facile curva in discesa verso destra, dove si prende una buona velocità (46-47 km/h) e si può tirare il fiato per una manciata di secondi. Nell’ampio curvone che segue a destra, reso più difficile dal fondo insidioso (leggermente sabbioso) si cerca di frenare il meno possibile e piegare il più possibile, fino a quando la traiettoria porta a sfiorare i piedi delle transenne sul lato sinistro. Ancora in piega, si inizia a spingere sui pedali per rilanciare la velocità che può crescere lungo tutto il rettilineo “inferiore” di circa 500 metri, fino alla linea di partenza (oltre 50 km/h), dove la storia ricomincia da capo. Nel corso del terzo giro, alla fine del rettilineo superiore, inizia il duello e la velocità dei primi sembra quella di uno sprint finale, piuttosto che l’inizio di una 12 ore.

Ore 9.30

Le tattiche scelte dalle squadre sono le più diverse: i più veloci scelgono di darsi il cambio ad ogni giro, le donne (che scopriremo poco più tardi, essere una formazione di professioniste) si danno cambi molto lunghi, ogni 8-10 giri. Noi partiamo con lo schema adottato nell’ultima 12 ore di Vicenza, e ci diamo cambi regolari ogni 3 giri. Già dal primo turno, abbiamo quasi tutti l’impressione che il circuito delle Bandie sia più impegnativo di quello vicentino, e la partenza “a freddo” certo non aiuta. Per entrare “in temperatura” e soffrire meno i primi chilometri, scegliamo di allungare da 3 a 4 giri ogni turno.

Ore 10.30

Dopo le prime uscite, iniziamo a familiarizzare con il percorso. Intuisco che per affrontare meglio la breve salita, devo avvantaggiarmi entrando ai piedi della rampa con la massima velocità possibile. Con questo stratagemma, conquisto i tre quarti del dislivello accompagnando i pedali e raggiungo la sommità, senza bisogno di cambiare rapporto (53×15). Anche l’interpretazione del lato opposto del circuito, migliora giro dopo giro, ed imparo piano piano ad affinare la traiettoria migliore per entrare ed uscire velocemente dal curvone ai piedi della discesa.

Ore 11.30

I giri migliori sono sicuramente quelli percorsi in compagnia di altri ciclisti, perché il riferimento visivo di un ciclista davanti, e ancora di più la scia, aiutano ad andare più forte, faticando meno. Il punto debole per le nostre reclinate è sicuramente il tratto più lento del percorso: nella curva successiva alla salita, perdo qualche metro quando i ciclisti si alzano sul loro trespolo e rilanciano la velocità. Poco dopo però, li vedo risedersi tranquilli, ignari del fatto che curva dopo curva, riconquisto i metri persi, e nel rettilineo superiore mi diverto a buttare giù il rapporto più duro per sorprenderli ed iniziare davanti la discesa, dove restituisco con gli interessi i metri di distacco. Per non perdere il vantaggio acquisito, cerco di entrare pulito nel curvone ed inizio a spingere confidando nella tenuta delle mie gomme appoggiate ancora sui fianchi. Quando mi rialzo, posso anche dare un’occhiatina dietro, per misurare i metri di margine sugli inseguitori.

Per eccesso di entusiasmo, in uscita dal curvone vado a sbattere con la ruota anteriore sul piede di una transenna! Il suono acuto del metallo contro metallo sembra l’unico effetto prodotto dall’urto, ma pochi metri dopo, la gomma si sgonfia lasciandomi a terra proprio all’ingresso del corridoio di rientro, con un giro di anticipo rispetto al previsto. Agito le braccia cercando di richiamare l’attenzione dei compagni pronti a reagire. Giovanni parte subito al mio posto e non perdiamo nemmeno un secondo da questo incidente.

Ore 12.30

Da questo momento, i problemi tecnici non tardano ad arrivare, e lo stand Slyway si trasforma rapidamente in una officina meccanica pronta per ogni tipo di riparazione istantanea con strumenti e metodi non sempre da manuale. Dopo la mia foratura è la volta di Guido, che fora prima l’anteriore poi la posteriore. Giovanni non riesce a stare fermo, e trascorre quasi tutte le pause tra un turno e l’altro a fabbricare, modificare, mettere e togliere, allungare, accorciare… L’unico incidente serio della giornata avviene pochi minuti dopo la mia foratura. Una coppia di ciclisti rimane vittima di una brutta caduta proprio nello stesso punto in cui anche io ho avuto un incontro ravvicinato con le recinzioni. La violenza dell’urto si intuisce dalla forcella anteriore in carbonio, spezzata completamente in due. Per la ragazza coinvolta suo malgrado nella caduta del compagno che precedeva, la gara finisce in questo momento, e la sua giornata proseguirà sulla sedia a sdraio con il ghiaccio sulla gamba, coccolata dalle compagne di squadra.

Ore 14.30

Nelle prime ore del pomeriggio assistiamo ad un fenomeno già osservato a Vicenza: tanti ciclisti pedalano più stanchi sul loro trespolo, e diventano facile preda delle nostre velocissime reclinate. Forse noi abbiamo girato più piano e siamo meno stanchi, comunque le nostre bici dimostrano le loro doti sulle lunghe distanze. Non credo ai miei occhi mentre raggiungo in salita un gruppone che si arrampica a fatica. A questo punto, solo le prime squadre in classifica mantengono velocità di crociera da professionisti.

Ore 16.00

La percezione del tempo durante una manifestazione così lunga è sempre diversa con il passare delle ore. Se per tutto il mattino i turni di riposo sembravano cortissimi, e le ore sono volate (con sentimenti che gravitavano attorno alla paura di arrivare alla fine), adesso il tempo non passa mai, e le ore che rimangono davanti, pesano più di quelle già alle spalle. Ora che iniziamo a prenderci la nostra rivincita, non vedo l’ora di tornare in pista, ma gli effetti delle bottiglie di coca cola, svuotate come acqua fresca, non saranno sempre così stimolanti.

Ore 18.30

Se per il super spavaldo e sempre energico speaker, mancano solo due ore alla fine, “…e tutto il resto è noia!”, per noi mancano ancora due ore alla fine!

Ore 19.30

Dopo un “giro della verità” con a bordo il GPS, che mi segnala impietoso un sensibile calo di velocità, rispetto ai giri più veloci della mattina, il morale non è proprio alle stelle, e anche le energie non sono più quelle… Siamo informati che alle 20 e 20 minuti i componenti delle squadre che si troveranno sul percorso dovranno rimanere per gli ultimi 10 interminabili minuti di gara. Se in un primo momento siamo più propensi per un democratico “a chi tocca tocca” quando l’ora del giudizio si avvicina, i compagni mi concedono questo straordinario privilegio.

Ore 20.17

Con una manciata di minuti di margine entro in pista e non mi è ancora chiaro dove prenderò le forze per spingere fino alla fine. La dea bendata mi regala ora quello che non mi ha concesso per tante volte, e mi trovo ad entrare proprio durante il transito di un gruppo in fila indiana che raduna i membri di quasi tutte le squadre. Mi basta una rincorsa di pochi secondi per mettermi in coda ed affrontare insieme la prima salita. Nella serie di curve e controcurve una donna chiama strada per passarmi davanti, ma non ha la velocità sufficiente per farlo e deve rimanere a chiudere la fila. Concludo il primo giro rimanendo nelle retrovie e transitiamo ancora tutti uniti sotto il traguardo. Ogni curva è un rischio! Il gruppo in fila indiana corre velocissimo agitandosi a destra e sinistra come un serpente, e mi è difficile guadagnare posizioni, perché rischio sempre di rimanere chiuso all’interno. Intanto tutte le squadre, ormai libere dalla preoccupazione dei cambi, seguono a vista la nostra gara fatta eccezione per i tratti di salita e discesa nascosti dagli alberi. Finalmente nel rettilineo superiore il battistrada si alza, si sposta alla sua sinistra e lascia il posto.

Colgo il breve attimo di rallentamento generale e mi avvantaggio della leggera discesa per risalire il gruppo con pochi colpi di pedale. All’ingresso della curva a destra che porta nella discesa, sono in testa. Mi dico di restare tranquillo per fare il curvone come mai prima d’ora. Spingo forte quando sono ancora tutto coricato in uscita di curva, e appena mi raddrizzo vedo con la coda dell’occhio che il mio vantaggio è almeno 10 metri. Ora posso solo guadagnare ancora, ed il boato assordante del pubblico assiepato tra le due file di transenne al traguardo è di enorme incitamento per tutti noi! I miei compagni di squadra sono in delirio! Una reclinata è da sola al comando di una gara di 12 ore! Alla fine del rettilineo affronto ancora in testa la salita. Nella curva più lenta, sono già decisamente appagato dalla mia esibizione, e lascio la posizione di testa per tornare in coda al gruppo.

Ore 22.00

Con livelli di endorfina ormai fuori controllo, si svolgono le premiazioni di questa indimenticabile 12 ore le Bandie. Il Club Slyway è premiato con un riconoscimento speciale “premio per la creatività” per la partecipazione con le biciclette reclinate. E appena scesi dal palco siamo richiamati per un secondo premio: la quinta posizione nella classifica combinata che tiene conto anche del numero di giri percorsi a Vicenza. Un ringraziamento a tutti i compagni di squadra e alle loro compagne: Giovanni, Antonio, Guido, Stefano, Paolo, a Daniela e Valeria che ci hanno assistito pazientemente, a Marta che ha coordinato in modo impeccabile i nostri turni.

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