Antonio & Slyway enjoy

 

Navigando in internet alla ricerca di accessori per la mia bici ho scoperto quasi per caso l’esistenza delle reclinate , o meglio recumbent. Al primo impatto ho pensato che fosse una stranezza come tante altre , ma poi l’immagine di quella bici stesa continuava a girarmi in testa ed ho cominciato a raccogliere informazioni sempre più precise e dettagliate sull’argomento iniziando ad immaginarmi steso su una di quelle saponette . Erano anni che volevo dedicarmi al ciclismo come sport di evasione ma la scomodità della classica bici da corsa non me lo permetteva, dopo mesi di allenamento accusavo una serie di acciacchi tanto da preferire altri sport, perché come dice mio zio: quando la fatica supera il gusto è meglio dormire in letti separati. Così, valutate le caratteristiche di queste bici cominciai a pensare alla reclinata come ad una valida alternativa alla mia bici da corsa  , una bici che mi permettesse di percorrere molti chilometri senza preoccuparmi del mal di sella , della cervicale , delle spalle e che mi permettesse di godermi il paesaggio senza dovere incastrare la testa fra le scapole . Su internet si possono trovare diverse proposte  ma le reclinate che trovavo più convincenti dal punto di vista tecnico ed estetico erano alcuni modelli prodotti dalla Slyway , così preso da una fortissima curiosità ho telefonato a Stefano, il responsabile della Slyway, ed abbiamo fissato un incontro per provare una delle sue bici. Stefano si è rivelato subito una persona molto dinamica e disponibile e dopo due test decisi l’acquisto di una bici. Ormai posseggo una reclinata da circa cinque mesi ed ho percorso circa 2300 Km , i primi giorni non sono stati molto edificanti ; non riuscivo ad andare diritto ,ad ogni pedalata la bici curvava , procedevo a zig-zag , non riuscivo ad imprimere forza sui pedali ero molto più competitivo con la mia vecchia bici con i freni a bacchetta che uso per andare al lavoro. Poi in breve tempo  l’abilità di guida è migliorata , ad oggi riesco ad andare anche senza mani ( se mi concentro bene) , trovata la giusta posizione dello schienale e la giusta lunghezza di pedalata ho ripreso a spingere con soddisfazione come facevo con la classica bici da corsa. Sin da subito sono riuscito a percorrere  lunghe distanze restando in bici anche 3-4 ore accusando solo stanchezza alle gambe , certo le medie erano basse visto lo scarso allenamento , ma comunque mi divertivo, non soffrivo, facevo attività fisica e mi godevo il paesaggio , in poche parole ” obbiettivo raggiunto”. Poi si sa la fame vien mangiando allora ho iniziato ad avvicinarmi alle colline e la prima salita è stata un incubo. Di certo potevo scegliere qualcosa di meno impegnativo del monte Trebbio , comunque, quando mi sono avvicinato al primo vero strappo del 16% dopo circa 30 metri, durante i quali ho cercato di fare anche un patto col diavolo, ho dovuto capitolare tirare i freni girarmi e tornare a casa . A casa ho modificato la posizione sulla bici mi sono allenato per altri due mesi e sono ritornato al monte Trebbio , e questa volta con tutto il rispetto che si deve ad una salita impegnativa , senza arroganza , sono riuscito a raggiungere la vetta con la soddisfazione che forse già tutti conoscete. La gente ti guarda incuriosita , ed ormai più che una espressione sportiva credo di essere diventato un fatto culturale della zona , a volte immagino di quelle persone anziane che osservandomi sedute in cortile poi alla sera raccontano ai famigliari di un tipo steso che pedalava e questi penseranno ” dobbiamo cambiare la pastiglia al nonno , ha ripreso a dargli fastidio”.  Ho notato che le donne mi guardano con maggiore simpatia rispetto agli uomini , e questo non mi dispiace , qualcuno ti ferma e chiede informazioni, qualcuno ti fotografa , qualcuno infastidito ti consiglia di acquistare una bici normale , qualcuno urla entusiasta “Che figata!” . L’ultimo impegno che ho affrontato sono stati i 94 Km della gran fondo Davide Cassani: che dire? una bella esperienza, la giornata è stata stupenda tutti i ciclisti incontrati lungo il percorso molto cordiali ed anche se, per problemi logistici sono andato solo. Non c’è stato un  momento in cui non mi sia sentito fra amici e questo credo sia lo spirito che debba animare ogni manifestazione sportiva e non.  Sicuramente vi chiederete, e la salita come è andata? Be, anche se, ( come dice qualcuno senza dimostrarlo ) sulla reclinata in salita ero biomeccanicamente svantaggiato, io non me ne sono accorto, ed ho fatto la fatica di sempre.

Antonio

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